Siamo quel che leggiamo: I fantastici cinque
Ecco un altro libro, o meglio serie di libri, di stampo anglosassone che amavo particolarmente da bambina e che mi hanno fatto sognare: I Fantastici cinque di Enyd Blyton (nell’edizione Mursia) o, come sono conosciuti nelle più recenti edizioni, La banda dei cinque.
Cosa ho amato di quei libri? Prima di tutto la base “poliziesca” e la risoluzione del mistero di turno grazie a logica e indagine, che ho sempre apprezzato (cibo prezioso per la mia mentalità scientifica, presente fin da bambina). Poi, naturalmente, i protagonisti, che vivono avventure in mezzo a un paesaggio ancora in gran parte naturale e “selvaggio” e, soprattutto la presenza molto blanda, e solo sullo sfondo, degli adulti.
Ho amato molto il personaggio di Georgina: una ragazza fuori dagli schemi e dalle convenzioni “femminili” dell’epoca (gli anni Quaranta del Novecento, per molti versi non così diversi da oggi), al punto da rifiutarsi di rispondere al suo nome e imporre di farsi chiamare al maschile, George. In parte mi immedesimavo in lei, io che non ho mai amato certe “convenzioni” attribuite al mio genere di appartenenza.
I protagonisti dei romanzi di Enyd Blyton vivono in un mondo vicino ma per certi aspetti lontanissimo: senza smartphone, senza internet e senza iper-connessione ma a mio avviso in grado di catturare ed emozionare anche i lettori del nuovo Millennio.
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